D-DAY di Agust D conclude trionfalmente la trilogia di SUGA dei BTS: Recensione – Mary Siroky

La storia straordinaria di crescita e guarigione del cantautore, rapper e produttore.

di Mary Siroky
aprile 2023

traduzione di Koreana

Nella traccia “People”, uscita nel 2020, Agust D chiedeva: “Perché sei così serio? Perché così serio?”. La battuta è un estratto del secondo mixtape di SUGA dei BTS, che registra ed esegue musica anche con il suo alter ego, Agust D, quando fuori servizio dalle responsabilità della band. La domanda è immediatamente seguita da un’ammissione che funge da chiave per il lavoro solista del rapper, produttore e cantautore: “Sono serio. Sono davvero serio.”
SUGA ha presentato al mondo Agust D per la prima volta nel 2016, attraverso il mixtape omonimo. L’EP, inizialmente pubblicato solo su Soundcloud, è pieno di rabbia e in netto contrasto con la musica che i BTS stavano pubblicando all’epoca. Nel 2016, il settetto stava lavorando e promuovendo The Most Beautiful Moment in Life: Young Forever, una tenera e nostalgica capsula sulla formazione. Nel 2020, la seconda puntata della serie solista di SUGA è arrivata sotto forma di D-2, una raccolta di 10 tracce densa di parole e profondamente introspettiva che comprendeva la già citata “People” e la sconvolgente “Daechwita”. I BTS all’epoca erano in rapida ascesa; la traccia di SUGA è precedente a “Dynamite”, ma di pochissimo.
SUGA ha condiviso in passato che la serie Agust D è stata progettata per essere un luogo in cui poter fare il tipo di musica a cui era più interessato senza i vincoli o le aspettative riservate ad un album tradizionale. Oggi (Ieri, NdT), 21 aprile, la trilogia si conclude con D-DAY, il primo progetto ufficiale della serie, e un viaggio che rappresenta il tipo di addio che il personaggio Agust D merita.
SUGA non si è mai trattenuto dal condividere ciò in cui crede. “Ho del karma vero e proprio che mi torna addosso”, urla nell’energico apripista dell’album, anch’esso intitolato “D-Day”. Segue “Haegeum”, che sembra una sorta di pezzo di accompagnamento all’ardente “Daechwita” del 2020 – “Cos’è, esattamente, che ci sta limitando? / Forse siamo noi a farlo a noi stessi”, riflette. “Schiavi del capitalismo, schiavi del denaro, schiavi dell’odio e del pregiudizio”.
La traccia di punta dell’album, probabilmente, è “AMYGDALA”, che fa riferimento al romanzo Almond di Sohn Won-Pyung del 2017. Il personaggio centrale del libro è nato con un’amigdala, la parte del cervello che elabora la paura e la memoria, sottosviluppata. La canzone, che ha una grande presenza di chitarra e un’ armonia molto ricca, è davvero uno dei migliori lavori di SUGA, e sicuramente il suo miglior lavoro dal punto di vista vocale. Conosciuto per il suo flusso esperto come rapper, SUGA si appoggia completamente alla modalità vocalist con “AMYGDALA”, che, dal punto di vista dei testi, è anche una delle sue tracce più personali fino ad oggi. Nel testo condivide storie di famiglia a cui nemmeno il più devoto dei fan avrebbe avuto accesso prima: parla di sua madre sottoposta a un intervento al cuore, di una visita in ospedale subito dopo la sua nascita, di suo padre a cui è stato diagnosticato un cancro al fegato e di un incidente del quale non ha potuto parlare. “Quelle cose che non ho mai chiesto / Quelle cose che mi sfuggono di mano / Le rimetterò a posto”, canta.
Un altro pezzo forte è “Snooze”, che vede la collaborazione del defunto compositore e produttore premio Oscar Ryuichi Sakamoto, uno degli eroi musicali di SUGA, e di WOOSUNG del gruppo rock coreano The Rose per i contributi vocali. Qui, ancora una volta, SUGA apre una finestra sugli aspetti più difficili della sua storia “Potrebbe sembrare che fossero tutti fiori, ma ovunque, nemici”. Anche nelle parti meno memorabili dell’album – “SDL” e il brano pre-rilascio “People Pt.2” feat. IU non si attengono tanto quanto gli altri al grande schema del disco – il filo conduttore è l’idea di andare avanti nei momenti difficili.
Ogni membro dei BTS ha da tempo dimostrato di essere un pezzo essenziale del puzzle: la dinamica decennale del team e la profondità del loro affetto reciproco, costantemente espressa, spesso servono a ricordare che il fatto che questi sconosciuti dal talento unico si siano uniti (e lottano per stare insieme) è quasi miracoloso. Allo stesso modo in cui Indigo di RM sembra una chiara prova dell’impatto del rapper sul lavoro dei BTS dal punto di vista della scrittura di canzoni, D-DAY sottolinea efficacemente lo stile di produzione, il flusso e la complessità musicale che SUGA porta al gruppo. “HUH?!”, che vede la collaborazione di SUGA con il compagno di band j-hope, sembra un ritorno a casa per chiunque abbia conosciuto Agust D tramite i BTS. I giorni delle fumose sale prove seminterrate e nei garage potranno essere alle loro spalle, ma SUGA ha conservato una certa dose di frammentarietà che ha aiutato la band a raggiungere vette così alte.
Ciò che porta quest’ultimo lavoro di SUGA da buono a ottimo, però, è la chiarezza che ha quando si tratta della sua arte. Ha svolto il duro lavoro di starsene fra sé e sé stesso abbastanza a lungo da sbloccare le parti più vulnerabili del processo di scrittura delle canzoni; ha trascorso notti insonni in studio modificando, rieditando e ricominciando la stesura delle canzoni da zero più volte di quante ne possa contare. Nel corso degli anni trascorsi nell’equilibrio dei BTS, scrivendo per sé stesso per progetti come questo e collaborando con altre figure del settore, ha affinato le sue abilità fino a renderle perfettamente nitide.
Nel contesto di D-DAY, significa che la storia che si propone di raccontare finisce per essere lineare e coesa, cosa straordinaria, anche per le persone che non parlano coreano e vivono l’album solo come un viaggio sonoro. “D-Day” e “Haegeum” accendono la miccia e danno inizio all’album con un’esplosione che si addomestica in un sobbollire appena contenuto con l’inizio di “HUH?!”. La melodica “AMYGDALA” funge da punto di transizione, e quando arrivano le confortanti “Snooze” (con Ryuichi Sakamoto e WOOSUNG dei The Rose) e “Life Goes On”, sembra che stiamo camminando insieme a SUGA attraverso un processo di guarigione – o se non di guarigione, almeno di venuta a patti con il mondo e le sue numerose sfide. “Cosa ci guadagno?” chiede in “Polar Night”. “Il mondo è una merda, ma tu non devi esserlo.”
Il percorso verso qualcosa che assomiglia all’accettazione abbraccia l’intera trilogia di Agust D, infatti. “Sono troppo grande per rientrare nella ‘categoria K-pop'”, ha detto, giovane e frustrato, nel 2016; “Ho tutto quello che volevo/ Cos’altro mi farà sentire soddisfatto?” ha cominciato a chiedere nel caos del 2020.
Come conclusione della trilogia, non sembra un caso che SUGA abbia scelto di includere un verso che appare anche nella versione BTS di “Life Goes On”: “La gente dice che il mondo è cambiato/ ma per fortuna, tra te e me, non è cambiato nulla”. SUGA potrebbe presto appendere il suo abbigliamento da Agust D al chiodo – il fuoco alla fine si spegnerà e le cicatrici svaniranno – ma il suo lavoro rimarrà, e le persone vi si rivolgeranno per gli anni a venire.

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