di Crystal Bell
maggio 2023
traduzione di Koreana
Nel 2016, Agust D si è presentato al mondo come l’alter ego più oscuro e sfrenato di Suga, l’introspettivo virtuoso musicista che si cela dietro alcuni dei dischi più contemplativi dei BTS. Forgiato tra le fiamme del dolore personale e dell’insicurezza, Agust D è diventato uno sfogo per la rabbia del rapper, attraverso il quale riuscire a comunicare alle sue condizioni i suoi pensieri autodistruttivi e le paure più profonde. Più che uno pseudonimo o una semplice espediente per distinguere tra il suo lavoro da solista e il suo personaggio da idolo, Agust D si è trasformato in un’identità: l’ego di Suga, un terzo di Min Yoongi.
Sul palco, durante il suo primo tour da solista che lo sta portando in alcune città degli Stati Uniti e dell’Asia, cerca di riconciliare queste parti contrastanti di sé stesso con l’aiuto di elementi scenici di grande impatto come fuoco, fumo, cenere, un incidente motociclistico e un denso arco narrativo, mentre mette in scena il suo solo album, D-Day. Di seguito, analizziamo gli elementi dietro il suo simbolismo e la sua spettacolare performance, e cosa questi ci possono raccontare della superstar.
L’INTRO: “LIBERARSI DA TUTTO CIÒ CHE È PROIBITO”
Agust D arriva sul palco dall’ombra, accompagnato da un fragore di tuoni e da uno schianto, mentre le immagini sullo schermo descrivono le conseguenze di una collisione in motocicletta i un giorno di pioggia – un cenno all’incidente occorso nella sua vita reale che ha quasi sconvolto la sua carriera da idolo prima ancora che iniziasse. È qui che convergono Yoongi la persona, Suga l’idolo, e Agust D il rapper, quest’ultimo condotto sul palco da un gruppo di ballerini. “Sono Suga o Agust D o Yoongi”, dice indossando un look Valentino personalizzato, presentandosi dopo questo scenografico ingresso.
Il fragore di fulmini e il suono di un haegeum, uno strumento tradizionale coreano, risuonano nella venue e Agust D si lancia in un’esibizione sfolgorante di “Haegeum”, il liberatorio lead single tratto dal suo album D-Day. Seguono i singoli “Daechwita” e “Agust D”, che danno al rapper l’opportunità di mostrare non solo il suo flow vertiginoso, ma anche la sua forza come narratore. Dando il via con “Haegeum”, una celebrazione dell’espressione di sé, ed eliminando “le sciocchezze” che annebbiano la mente, invita le migliaia di persone presenti a fare lo stesso: mettere giù i telefoni, calmare il rumore delle loro menti e vivere pienamente nel momento.
LA PARTE SOFT: “DESIDERO UNA CONNESSIONE SINCERA CON LE PERSONE”
Dopo cinque canzoni, Suga afferra la sua chitarra acustica (I messaggi scarabocchiati dai suoi colleghi membri dei BTS non passano inosservati). L’ultima volta che Suga ha eseguito “Seesaw”, la sua canzone solista tratta dall’album dei BTS Love Yourself: Answer, che ha raggiunto il primo posto della classifica Billboard 200 nel 2018 — stava ballando all’interno di uno stadio gremito, indossando un completo rosso con paillettes che brillava sotto le luci del palco. Ora è solo. Non ci sono membri dietro le quinte, per guardare la sua esibizione su minuscoli monitor e fare commenti scherzosi; c’è solo lui.
Pur essendo il primo membro dei BTS a intraprendere un tour da solista, non soccombe alla pressione; tutt’altro: prospera. Il suo carisma straripa, anche quando si imbarca in un momento di musicalità essenziale. Ha la finezza di un vero professionista. Battezza questo segmento intimo “la parte soft” del concerto.
“Molte delle mie canzoni da solista possono essere piuttosto intense”, dice Suga al pubblico. “Ma d’ora in poi, vorrei raccontare le mie storie con meno rabbia”. È un’impresa ambiziosa per un rapper noto principalmente per il suo morso.
LE FIAMME: “DATECI FUOCO, ANCORA FUOCO, CHIEDETEVI COSA RIMANE POI”
Il fuoco è stato a lungo considerato nell’opera di Suga come simbolo di distruzione e rabbia, passione creativa e rinascita. Nei suoi tour, e nel suo lavoro in generale, il fuoco lo consuma, avvampa dall’interno verso l’esterno e, alla fine, lo purifica.
Ciò si riflette nel design del palco, suddiviso in nove pannelli. Uno per uno, durante le due ore di set, vengono sollevati fino al soffitto per rivelare il fuoco sottostante. A volte sono vere fiamme o braci fumose; in altri punti, la scintilla è più allegorica, echi di Min Yoongi – come una sedia e un tavolo che fungono da ambiente accogliente e contemplativo per “SDL” e il pianoforte (e il bicchiere di whisky) – che appaiono prima delle esibizioni di “Life Goes On” e “Snooze” (quest’ultima preceduta da una breve clip del documentario Disney+ Road to D-Day in cui Suga e il suo idolo, il defunto compositore Ryuichi Sakamoto, si siedono al pianoforte in una stanza d’albergo di Tokyo. Segue un tributo, che recita: “Vorrei che tu possa avere pace nel tuo lungo viaggio”).
Nei tre anni trascorsi dal suo ultimo mixpate Suga si è evoluto come cantautore e produttore e, soprattutto, come musicista. Ha sfidato i propri limiti come cantante, e questo risulta molto chiaro nella potente esecuzione dell’intima “Amygdala”, durante la quale urla, con voce cruda, dei traumi del suo passato e supplica il suo cervello di salvarlo dal dolore di riviverli. Sta fermo in piedi su un unico pannello, l’unica cosa rimasta del palco, mentre le fiamme esplodono intorno a lui.
Alla fine, Agust D si sdraia a terra – la stessa posizione in cui inizia lo spettacolo – e viene portato via dal palco mentre l’ultimo pannello sale al soffitto. Non si tratta tanto di una morte quanto piuttosto di una rinascita, un promemoria che si può guarire dai traumi, ma che questi non ti lasciano mai veramente. Esistono nei ricordi. Tuttavia, perdersi nel passato può essere una cosa pericolosa. “Il passato è passato, il presente è presente, il futuro è futuro”, dice nel documentario Disney+. “Dai loro troppo significato e ti tormenteranno.”
L’ENCORE: “L’INIZIO POTREBBE ESSERE DEBOLE, MA LA FINE POTREBBE ESSERE GRANDE”
Quando Suga torna per un breve encore, il palco è sparito. Non c’è più alcun artificio. Solo una superficie sulla quale giacciono gli elementi della produzione, esposti a tutti, mentre Min Yoongi cammina sulle loro ceneri.
Com’è giusto che sia, il concerto si concluda con “The Last” (2016), una rappresentazione brutalmente onesta delle lotte di Min Yoongi con la depressione e l’ansia. La canzone viene mostrata in modo viscerale, con le telecamere che catturano ogni mossa da più angolazioni, la voce trema per l’intensità: “Dall’altra parte del famoso idol rapper/ sta il io “me” debole, è un po’ pericoloso”. È un promemoria di quanta strada ha fatto allontanandosi dai suoi momenti più difficili e di chi sia la persona al centro della sua arte. Alla fine della canzone, le luci si accendono e lui se ne va velocemente con un po’ di fanfara, in modo brusco. Lo spettacolo è finito e l’incendio è stato spento. Ma dentro Suga, Agust D e Min Yoongi continua a bruciare.
Fonte originale qui.