di Francisca Tinoco
aprile 2023
traduzione di Koreana
Una classifica che rifletta efficacemente la popolarità di una canzone è difficile da ottenere. Cosa definisce la popolarità? Quanto una canzone viene trasmessa alla radio? Quanto vende? Gli streaming sulle piattaforme musicali? Tutte le precedenti? Detto questo, cosa succederebbe se i fan, per riuscire a portare i loro artisti preferiti in cima alle classifiche, decidessero di studiare in maniera matematica le classifiche? È questo considerabile come una manipolazione delle classifiche? Billboard, l’ente responsabile della classifica più importante del Paese, la Billboard Hot 100, sembra pensarla così, ma la questione non è così semplice.
Con l’ascesa del K-Pop, Billboard ha dovuto faticare per adattarsi a un tipo di mobilitazione dei fan che, francamente, non si era mai vista prima all’interno dei confini degli Stati Uniti. Per contestualizzare, è facile immaginare come le radio potrebbero non vedere un’opportunità nel riprodurre canzoni cantate principalmente in lingua coreana o di artisti che non hanno un contratto con un’etichetta statunitense. È difficile per qualsiasi gruppo internazionale sfondare l’America, e il problema non è mai stato la fan base, ma piuttosto le barriere che l’industria musicale ha costruito per tenere a bada eventuali intrusi.
E va beh. Gli Stati Uniti vogliono dare la priorità a ciò che è loro. Ma a che punto questa sorta di controllo supera il confine tra orgoglio nazionale e pregiudizio nei confronti dello straniero? Questo tipo di domanda non è mai stato preso seriamente in considerazione fino a quando i BTS non hanno smosso tanto da non poter più essere ignorati. Ad oggi i BTS sono stati primi nella classifica Billboard Hot 100 con sei canzoni, sette se si include lo sforzo solista di Jimin con “Like Crazy”. Allo stesso modo, sei dei loro album sono arrivati al numero uno della Billboard 200. Hanno raggiunto questi numeri essendo trasmessi pochissimo in radio rispetto alle loro controparti occidentali, basandosi principalmente sulle vendite di singoli e album.
Billboard sembra essere convinto che i fan stiano trovando scappatoie alle regole per portare i loro artisti preferiti in cima, come pare sia stato suggerito in una copertina pubblicata nel 2021, ma la storia del successo dei BTS è la storia di un fatto accaduto con naturalezza. In effetti, possiamo teorizzare che il motivo per cui la loro fanbase andrà oltre a tutto per loro è dovuto a ciò che nel tempo per loro è stato svantaggioso, e cioè per il fatto di provenire da un’azienda che nel 2013 era praticamente in bancarotta e perché, anche dopo essere diventati la più grande boy band del mondo, l’occidente li tratta ancora come estranei. Si può anche discutere del modo molto particolare col quale l’industria K-Pop gestisce la relazione parasociale tra fan e artista, ma poi è anche necessario chiedersi perché i BTS siano l’unico gruppo a aver raggiunto questo livello di fama.
Quando Billboard ha posto la questione durante la sopra citata intervista del 2021, il leader dei BTS RM è stato diretto e chiaro. “Se all’interno di Billboard si sta discutendo su cosa dovrebbe rappresentare essere il numero 1, allora è ora che si cambino le regole e si facciano pesare di più lo streaming sulla classifica. Rompere le scatole a noi o ai nostri fan per essere arrivati al numero 1 grazie vendite e download non so se sia giusto… Sembra che siamo dei bersagli facili perché siamo una boy band, un gruppo K-pop e siamo molto amati dai fan”, ha detto.
Billboard ha ascoltato. Nel gennaio 2022, pochi mesi dopo la pubblicazione di questa storia, la rivista ha cambiato le regole delle sue classifiche, rendendo l’acquisto di album in blocco non idoneo per i punti delle classifiche. Stando a quanto riporta l’International Business Times, “sarà conteggiata una singola vendita digitale per cliente a settimana per brani e album. La nuova regola si applica solo alle vendite digitali e non alle vendite di album fisici. Prima di questo, Billboard nel 2020 aveva già escluso i bundle, attraverso i quali gli artisti vendevano gli album assieme ai biglietti per i tour o nei pacchetti di merchandising per aumentare le vendite, dal conteggio per le sue classifiche.
Tuttavia, anche senza alcuna trasmissione radiofonica, con uno streaming pesantemente filtrato e una salita più ripida da scalare quando si trattava dell’unica carta che gli era stata lasciata – le vendite – ARMY hanno continuato comunque a mandare i BTS in cima alle classifiche. Il 3 aprile 2023, il singolo solista di Jimin “Like Crazy” è entrato nella storia come la prima canzone di un artista solista coreano a raggiungere l’ambito numero uno. Una settimana dopo, ha registrato la più grande caduta libera di qualsiasi canzone in cima alla classifica nella storia di Billboard Hot 100, scendendo al 45 ° posto in classifica.
I fan hanno accusato Billboard di aver cambiato le regole del gioco nel mezzo della settimana di tracciamento, presumibilmente passando dal conteggio di una vendita digitale per cliente alla settimana, al conteggio di una sola vendita per cliente in assoluto. Ciò significherebbe che le vendite registrate nella seconda settimana non sono conteggiate ai fini delle classifiche se la canzone è già stata acquistata dallo stesso cliente subito dopo l’uscita. Sebbene non esista una fonte ufficiale riguardo questo cambiamento, i fan stanno basando la loro valutazione sul presupposto che quasi il 90% delle loro vendite sia stato filtrato da Billboard. Piattaforme come Talk of the Charts e la rivista commerciale dell’industria musicale HITS Daily Double prevedevano che “Like Crazy” avrebbe venduto circa 115.000 copie nella seconda settimana, ma dopo che la classifica è stata annunciata lunedì 10 aprile, Forbes e Luminate hanno riferito che la canzone aveva venduto solo 14.800 copie.
Che Billboard stia prendendo di mira gli artisti K-Pop o meno, il fatto è che, dagli artisti nella top 10 della classifica datata 8 aprile, solo Jimin non è arrivato sul podio della settimana successiva. La ragione di ciò è che l’unico modo per raggiungere la longevità all’interno della classifica Billboard Hot 100, a questo punto, è attraverso l’airplay (la trasmissione in radio, NdT). I fan del K-Pop hanno costantemente trovato un modo per aggirare questo ostacolo, ma da quando Billboard ha escluso gli acquisti all’ingrosso è stato praticamente impossibile per una canzone rimanere a lungo nella top 10. Prima di allora, “Butter” dei BTS è stato il numero uno per dieci settimane. Ciò probabilmente non accadrà mai più a meno che la band non riceva improvvisamente il sostegno delle radio.
Ora, si potrebbe obiettare che questi cambiamenti riflettono in modo più accurato l’audience di una determinata canzone, poiché, dopo aver acquistato una canzone una volta, potendo così ascoltarla tutte le volte che si vuole, il cliente non dovrebbe avere ragione per acquistarlo di nuovo. Corretto. Ma a pensarci bene, l’airplay riflette accuratamente quante persone vogliono o scelgono di ascoltare una traccia?
I fan hanno sostenuto che non solo il tempo di trasmissione radiofonico può essere manipolato attraverso strategie illegali come il payola, attraverso il quale le etichette potrebbero corrompere le radio per riprodurre le canzoni dei loro artisti, ma anche che la radio rappresenta essenzialmente un ascolto passivo piuttosto che la scelta consapevole di ascoltare una canzone. Inoltre, se le radio si rifiutano continuamente di riprodurre canzoni non in lingua inglese, allora i fan possono davvero essere incolpati per aver trovato un altro modo per dare ai loro artisti preferiti il successo nelle classifiche?
Che ci piaccia o no, che ci si badi o no, il successo nelle classifiche è un trampolino di lancio per premi, riconoscimenti, eredità musicale e crescita della fan base. Gli artisti ne hanno bisogno, i fan anche, e insieme lavorano per ottenerlo. L’acquisto di massa di una canzone è davvero molto peggio del propinare al pubblico radiofonico la stessa canzone ancora e ancora, perché si è pagati per trasmetterla? Quale delle due vie è più naturale, alla fine? Una fan base che si mobilita e mostra la propria forza nei numeri, o dirigenti e CEO che comprano il successo delle loro canzoni?
Ovviamente, questo non si applica a tutte le canzoni popolari, ma vuol essere un invito a Billboard ad essere coerente nelle sue linee guida che vengono costantemente modificate con il pretesto di rendere le loro classifiche più fedeli alla realtà. Tra l’altro, solo gli artisti stranieri sembrano risentirne, visto che non potranno mai contare sull’appoggio delle radio. Le stazioni radio e i dirigenti musicali hanno in mano le corde della borsa e, quindi, il potere. Il K-Pop, e i BTS in particolare, hanno sfidato il paradigma raggiungendo il successo senza aver bisogno di nessuno dei due, avanzando solo grazie alla pura concentrazione e dedizione dei loro fan. I fan sostengono anche che le vendite sembrano generalmente favorire gli artisti più degli stream e delle trasmissioni radiofoniche, che aumentano i profitti dell’etichetta, ma fanno ben poco per far pagare gli artisti per la loro musica.
È anche interessante notare come questi enormi cambiamenti alle regole di Billboard abbiano richiesto così tanto tempo per essere introdotti, e come sembrino allinearsi con la crescita del successo dei BTS, quasi come se uno innescasse l’altro. Un altro esempio di ciò è Billboard che si sbarazza della classifica Top Social Artists dopo che i BTS hanno vinto il primo posto consecutivamente per cinque anni.
Accusare Billboard di sabotare intenzionalmente i BTS potrebbe sembrare reazionario, ma sarebbe interessante che questo discorso aprisse ad una conversazione più profonda su quanto l’America sembri terrorizzata da qualsiasi movimento culturale che potrebbe sfidare la sua egemonia. I media americani si sono sempre avvicinati al K-Pop come a una calcolata fabbrica di talenti con intenzioni non limpide, non riuscendo a rendersi conto che i BTS, l’unico gruppo K-Pop che si è avvicinato all’essere accettato dai suoi colleghi dell’industria musicale alla pari, provenivano dal nulla, e hanno costruito il loro successo da zero, affidandosi esclusivamente al loro talento, al duro lavoro e al legame incrollabile e genuino con i fan. I loro successi storici hanno meno a che fare con il presunto piano malvagio della Corea del Sud di conquistare l’America, e più con il fatto che i BTS sono riusciti ad attingere all’elemento che conta di più, e di cui la scena musicale americana si è dimenticata da tempo: l’ascoltatore.
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