L’eterogeneità dà impulso al K-pop e solleva nuove domande sull’identità
Di Dong Sun-hwa
Traduzione di Sirio
Che cos’è il K-pop? È una domanda da un milione di dollari per gli addetti ai lavori, alle prese con la definizione di questo genere che diventa sempre più diversificato e inclusivo di altre nazionalità.
Dato che la lettera “K-” si riferisce a “coreano”, un tempo si pensava che una canzone rientrasse nella categoria del K-pop se era cantata per lo più in coreano dai cantanti, che erano stati formati e incubati da etichette musicali con sede a Seoul. Sebbene il K-pop abbia visto diverse nazionalità di cantanti sin dalla sua nascita alla fine degli anni ’90, la maggior parte dei membri stranieri erano asiatici provenienti da Cina e Giappone – come l’ex membro dei Super Junior Han Geng – e il loro numero era limitato.
Ma questo è ormai un ricordo del passato. Oggi le società di produzione del K-pop guardano al mercato internazionale reclutando un maggior numero di talenti stranieri, nella convinzione di potersi rivolgere alle persone dei loro Paesi interagendo strettamente con loro.
Uno dei casi più degni di nota è il girl group BLACKSWAN, composto dalla senegalese-belga Fatou, dalla brasiliana-tedesca Gabi, dall’americana NVee e dall’indiana Sriya. Quando ha debuttato nel 2020 contava anche membri coreani, ma tutti hanno finito per andarsene.
NiziU, un girl group interamente giapponese prodotto dalla casa madre del K-pop JYP Entertainment, e HORI7ON, composto da sette filippini, sono solo alcuni altri esempi di gruppi K-pop senza membri coreani.
Alcuni gruppi sono composti da coreani, ma in prevalenza sono non coreani. Per esempio, KATSEYE, un nuovo girl group nato dalla collaborazione tra HYBE – casa di artisti di alto livello come BTS e NewJeans – e l’etichetta americana Geffen Records, comprende solo un membro coreano di nome Yoonchae. Gli altri membri provengono da Stati Uniti, Filippine e Svizzera.
Il gruppo di sei elementi, composto dai vincitori del programma di audizioni “The Debut: Dream Academy”, avrà sede negli Stati Uniti, puntando al mercato internazionale prima di iniziare la propria carriera in Corea.
“Da tempo desidero promuovere talenti provenienti da diversi Paesi utilizzando la metodologia del K-pop e produrre un gruppo globale che adotti lo stile del K-pop”, ha dichiarato il presidente di HYBE Bang Si-hyuk durante un evento stampa a Los Angeles in agosto.
“I membri del nuovo girl group non mancheranno di rispettare il K-pop e la Corea diventerà una piattaforma fondamentale per le loro attività musicali”.
Il 26 gennaio, la JYP Entertainment farà debuttare il suo girl group americano VCHA. Creata con la Republic Records di New York attraverso il programma di competizione “A2K”, VCHA è composta dalle americane Lexi, Kendall, Savanna e KG, dalla coreana Kaylee e dalla canadese Camila.
La SM Entertainment, che rappresenta megastar come gli NCT e le aespa, ha in programma anche il lancio di una boy band britannica in collaborazione con la società di intrattenimento inglese Moon&Back (M&B). La prima intreccerà gli elementi del K-pop nella musica e nella coreografia del nuovo gruppo, mentre la seconda si occuperà del casting dei membri.
L’avvento di gruppi più globalizzati dimostra la determinazione del K-pop a farsi strada nell’industria pop globale, afferma Kim Jin-woo, ricercatore capo di Circle Chart che raccoglie dati per classificare le uscite musicali.
“Il K-pop ha ancora una debole presenza sul mercato della scena pop”, ha dichiarato al The Korea Times. Secondo il presidente di HYBE, le etichette K-pop rappresentano meno del 2% delle vendite globali di dischi musicali e di streaming.
Kim ha aggiunto: “Le etichette K-pop stanno cercando di massimizzare i loro profitti con un approccio nuovo. In futuro, i gruppi K-pop femminili potrebbero avere un aspetto più “occidentale”, come le Spice Girls inglesi, mentre i gruppi maschili cercheranno di seguire le orme degli One Direction (per aumentare il loro peso globale)”.
Lee Gyu-tag, professore di studi culturali presso la George Mason University Korea, ha sottolineato che il K-pop sta perseguendo l’universalità nella musica per ampliare i propri orizzonti.
“È stato evidente nel caso di Jungkook dei BTS, che ha pubblicato brani da solista come ‘Seven’ (2023) paragonabili a quelli delle popstar (occidentali)”, ha sottolineato il professore.
“I BTS cantavano molto in coreano e scrivevano testi che rispecchiavano la società coreana, richiamando i fan internazionali grazie a un’atmosfera coreana unica. Ma questa volta Jungkook ha preso una strada diversa, mettendo in primo piano l’universalità invece della particolarità”.
Questi ultimi sviluppi indicano che il K-pop si sta evolvendo in un genere musicale globale, caratterizzato dall’enfasi sulla coreografia, sui video musicali e sulla fusione di suoni diversi.
“Proprio come l’hip-hop statunitense che è entrato a far parte della nostra cultura con il nome di hip-hop coreano, anche il K-pop potrebbe penetrare in altre culture e prendere nomi come “K-pop americano” o “K-pop europeo””, ha previsto Lee.
K-pop senza K-
Tuttavia, mentre il K-pop abbraccia la diversità, tra gli addetti ai lavori è sorta la domanda se debba abbandonare i suoi “elementi coreani”. Bang di HYBE, un convinto sostenitore di questa nuova direzione, ritiene che essa consentirà al K-pop di raggiungere un pubblico più ampio.
“Il K-pop deve liberarsi della ‘K-‘ per diventare mainstream”
ha detto Bang a John Janick, presidente della Geffen Records, in un video su YouTube pubblicato in agosto. Ha aggiunto che il K-pop, che si basa molto sui fan fedeli in termini di vendite, sta affrontando delle sfide nella sua espansione.
Tuttavia, Lee è scettico sul fatto che una simile tattica possa creare una svolta per il K-pop, considerando che numerosi fan hanno una predilezione per la sua “coreanità”.
“Se un cantante K-pop debutta con un brano che assomiglia alla musica del cantautore americano Charlie Puth, riuscirà a distinguersi e a sopravvivere? Se si discosta dal K-pop e si concentra solo sul pop, che tipo di competitività può avere? Queste sono le domande a cui rispondere”, ha detto. “Quando si tratta di Jungkook, potrebbe fare colpo perché si è già affermato come cantante K-pop, ma questo non è il caso di altri cantanti esordienti”.
La strategia di Bang ha senso dal punto di vista commerciale, ma ciò che è più importante per il K-pop è scoprire la “nuova coreanità”, ha sottolineato Lee.
“Per attirare più fan, il K-pop non deve ripetere ciò che ha già fatto… Quindi, la missione delle compagnie di K-pop è quella di esplorare altri elementi coreani distintivi che possano appassionare la gente”.
Facendo eco a questo sentimento, Kim ha detto che la gente dovrebbe prendere nota del calo delle vendite del K-pop nel Sud-est asiatico e in Cina. Secondo il Korea Customs Service, le vendite all’esportazione degli album K-pop hanno raggiunto un nuovo massimo di 132,93 milioni di dollari nella prima metà del 2023, ma negli ultimi anni le vendite in queste regioni sono diminuite.
“Forse perché le canzoni K-pop destinate al mercato pop occidentale non soddisfano i gusti dei fan di quelle regioni”, ha detto Kim. “O forse ora sono più interessati a gruppi K-pop come StarBe, un girl group interamente indonesiano, che ritengono più affini”.
Kim si aspetta che la competizione tra i gruppi K-pop e i gruppi più globalizzati entri nel vivo nei prossimi giorni.
“Mentre coesistono, si scontreranno l’uno con l’altro per conquistare i primi posti delle classifiche musicali globali, come quella di Billboard”, ha spiegato Kim. “Potremmo presto assistere all’era della competizione senza limiti”.
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