Recensione di “Right Place, Wrong Person”: un intrigante interrogativo sul sentirsi persi nella vita – Rhian Daly

Il leader dei BTS – e un collettivo di alcuni dei più interessanti musicisti coreani – ha prodotto un lavoro magistrale alla ricerca di appartenenza e direzione.

di Rhian Daly
maggio 2024

Traduzione di Koreana

Quando NME ha incontrato RM prima dell’uscita del suo album di debutto da solista “Indigo” nel 2022, sembrava essere in un periodo di riflessione – chiedendosi come sarebbe stata la sua vita se avesse scelto un’altra strada, cercando di capire chi fosse a 29 anni essendo una persona che che aveva trascorso tutta la sua vita adulta come superstar. “Ho pensato che se ci fosse un’opera d’arte rappresentativa del mio 29° anno di vita, dovrebbe intitolarsi ‘Senza titolo’, perché non c’è nulla di deciso”, ci aveva detto all’epoca. “Non so cosa fare in questo momento – ho appena fatto un album e questo sono io. Sto solo cercando di capire cosa fare”.

È una sensazione che il leader dei BTS porta avanti anche nel suo secondo album da solista, “Right Place, Wrong Person“. Se “Indigo” aveva iniziato a districare la tela della vita di RM, di chi è e di dove vuole andare, questo nuovo disco riprende le cose in un punto in cui i fili si stanno nuovamente accumulando per dipanarsi in nuovi caotici labirinti. A volte le cose devono diventare più complicate prima di poter essere chiarite e, in questo caso, siamo gettati nell’occhio del ciclone della confusione e della sensazione di essere fuori posto.

L’idea di giusto e sbagliato e di essere con un piede in due scarpe permea l’intero album. “Persone giuste nel posto sbagliato“, mormora il suo creatore con voce bassa e ipnotica, assumendo un’atmosfera da mantra da armageddon in un intreccio di synth e bassi minacciosi. Un brano dopo, in “Nuts“, RM suggerisce: “Posso fare in modo che questo posto sia giusto per te” – un gesto gentile in apparenza, ma che, sotto la sua superficie, lascia intendere che al momento non tutto è al suo apice ideale.

Se si passa la vita ad aspettare che tutto sia perfetto, però, si aspetterà a lungo per una soddisfazione che non arriverà mai. È una lezione di cui il rapper sembra rendersi conto nella seconda metà dell’album, quando inizia ad abbracciare le imperfezioni della vita come qualcosa da apprezzare. Nella shoegazey* “Heaven”, invita qualcuno a “venire a rovinare le mie vibrazioni”, apparentemente fiducioso che tutto andrà bene, se accetterà la sfida.

LOST!“, invece, indica un piacere attivo nel non sapere dove si sta andando nella vita e nel cercare di trovare la propria strada in nuove esperienze. “Sono dannatamente perso”, canta allegramente RM sul basso bouncy del brano. “Non sono mai stato in un club prima d’ora / sono andato in un club / non mi sono mai sentito così libero prima d’ora”. Più avanti nella canzone, RM guarda “up in the sky / I see silver cloud”, un’immagine che potrebbe avere diverse interpretazioni: si tratta di una nuvola argentata di pioggia, che sta per scatenare un acquazzone, o più di un rivestimento d’argento?

Il verso finale di “Right Place, Wrong Person” sembra una conferma enfatica del fatto che, sebbene RM non abbia trovato tutte le risposte alle sue domande, è almeno pronto a trarre la conclusione che il confine tra giusto e sbagliato è più labile di quanto il mondo voglia far credere. “Tu sei il mio dolore divino, divino”, condivide in “Come Back To Me“, accettando che le esperienze negative della vita possono essere altrettanto belle di quelle positive.

Nel suo viaggio per arrivare a questo punto, il rapper ci porta attraverso un’esaltante serie di emozioni. ‘Nuts‘, che affronta il tema dell’insoddisfazione che può nascere nelle relazioni, è disorientante coi suoi continui cambi, non permettendoti mai di sentirti completamente a tuo agio. RM sembra anche sfogare la sua rabbia contro i critici in “out of love”. “Tutti voi estranei, pensavate di potermi accontentare?”, sogghigna. “Il fumo uccide, lo so / Sono cazzi miei / Voi stronzi smettetela, non dite stronzate”.

Groin‘ è altrettanto acerba e abrasiva, anche se pronunciata con un tono più scanzonato. “Porta il tuo culo fuori di qui / La tua faccia, sono come, ‘Fanculo, stronz*'”, canta, gioioso nel suo disprezzo. D’altra parte, la breve “ㅠㅠ (Credit Roll)” è piena di gratitudine e “Domodachi” è un’ode allo stare con gli amici. “Siamo qui solo per divertirci ogni giorno”, illustra il rapper ospite Little Simz in quest’ultima canzone. “Sto al tuo fianco fino alla fine / Non puoi toccare il mio amico”.

Tra gli altri brani dell’album figurano il duo jazz DOMi & JD BECK in ‘? (Interlude)‘ e la voce sonora e ricca di Moses Sumney in ‘Around The World In A Day’. Nella sua essenza, “Right Place, Wrong Person” è un lavoro di squadra. RM ha formato intorno a sé un gruppo di musicisti, guidati dal direttore creativo, San Yawn, di Balming Tiger. Nel team ci sono alcuni degli artisti più interessanti ed entusiasmanti della Corea del Sud, da Kim Hanjoo dei Silica Gel all’artista solista Marldn, dal cantante e produttore Mokyo a OHHYUK degli HYUKOH.

Insieme, il collettivo ha realizzato un album a dir poco elettrico. I suoi strati spesso discordanti riflettono visceralmente le emozioni di sentirsi fuori posto e il suo messaggio finale di bellezza nelle imperfezioni della vita, e sembra che non siano mai a corto di idee – sia nell’intero disco che in ogni singola canzone. È un album che premia ascolti ripetuti e ravvicinati, ogni brano è ricco di piccoli dettagli che lo elevano ad ogni ascolto.

Non sono solo i suoni di “Right Place, Wrong Person” a catturare l’idea che le cose buone che nascono da quelle cattive, quanto proprio l’esistenza stessa dell’album. È un disco splendido, intrigante e artistico che probabilmente non sarebbe nato se RM non avesse sperimentato – e poi si fosse interrogato – queste sensazioni di confusione e di sentirsi fuori posto; è un promemoria perfettamente imperfetto del fatto che la vita e l’amore, il giusto e lo sbagliato, non sono mai solo bianco o nero.

Fonte originale qui.


*Shoegaze – che letteralmente significa ‘guardarsi le scarpe’ – definisce un tipo di musica leggermente ipnotica, ma il termine – coniato proprio da un giornalista di NME, pare avere più a che fare con l’atteggiamento introspettivo e distaccato dell’artista sul palco (che regola il pedale di basso o chitarra, più che guardarsi le scarpe…)  e non ad una declinazione musicale. Se siete più curios*, Wikipedia.

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